LA RESISTENZA

 

 

Uno degli aspetti più rappresentativi della seconda guerra mondiale fu il sorgere di movimenti di liberazione nazionale formati da gruppi volontari chiamati partigiani.

Si organizzavano nelle montagne o nelle campagne creando dei gruppi combattenti dove agivano nelle città occupate, riuscendo talvolta a conseguire grandi risultati e ad intralciare le operazioni belliche.

La resistenza non si limitò soltanto alla lotta contro l’occupazione straniera, ma si accompagnerà anche ad un’opera di preparazione politica in vista all’ordinamento dello stato dopo la guerra.

La direzione politica della guerra partigiana fu assunta dal Comitato di Liberazione Nazionale dell’alta Italia.

Localmente nel territorio dell’entroterra marchigiano si crearono degli importanti e decisivi gruppi di partigiani.

E’ grazie alle forze combattenti partigiane, che si è giunti alla democrazia.

La resistenza ai tedeschi e la lotta per la liberazione fu portata avanti con scarsi mezzi. Solo grazie a uomini coraggiosi come operai, contadini e clericali che attraverso azioni di sabotaggio combatterono alla macchia.

Nel nostro territorio parteciparono non solo uomini ma anche donne e ragazzi.

        Molte donne hanno avuto un ruolo importante diverse sono le loro testimonianze.

L’attività partigiana nel nostro territorio era formata da diversi gruppi di combattenti antifascisti :

Il gruppo Lupo - Il gruppo Tigre - Il gruppo Piero - Il gruppo Tana – Il gruppo Roti

LA RESISTENZA A MATELICA E L’ECCIDIO DI BRACCANO

 

 A Matelica, Gruppi di giovani cominciarono a portarsi nelle campagne circostanti.

In modo particolare nella zona del basso San Vicino, nell’ Abbazia di Roti, dove si formò il gruppo di resistenza locale chiamato Gruppo Roti.

Si posizionarono in questa località perché si dominavano, tutte le strade che conducevano alla vicina Matelica.

Era anche circondata da una fitta boscaglia, che in caso di pericolo ci si poteva rifugiare. In questo periodo nella lotta partigiana locale partecipa attivamente Don Enrico Pocognoni parroco di Braccano, egli prestò e consigliò tutti i partigiani, senza distinzione di colore, di partito politico o di fede religiosa.

Ben presto il gruppo si distinse per le operazioni di grande rischi e audacia.

Purtroppo il 27 novembre ci fu una reazione del potere fascista : la mattina Matelica fu circondata e i cittadini concentrati in piazza.

Nel pomeriggio i fascisti si diressero a Braccano cercarono il parroco ma non trovandolo, portarono a Macerata la madre e la sorella le quali furono, successivamente rilasciate. Sembra così terminare l’esperienza partigiana.

Ben presto, quando ritornarono dalla prigionia di Ancona il Sig. Simonetti e Davidson si ridiede vita al gruppo Roti, successivamente altri si unirono a questo gruppo e divenne forte tanto da controllare tutta la parte occidentale del monte San Vicino.  

Tra Roti e Braccano il 22 marzo si era fermato un discreto numero di partigiani. Il 23 marzo il comando tedesco spostò in questi luoghi i reparti per distruggere tutte le formazioni partigiane.

La manovra di accerchiamento comprendeva Frontale, Elcito, Valdiola Roti, Braccano, una seconda si diresse verso Campamante, una terza si diresse nella strada di Vinano che porta a Braccano, una quarta verso Roti per l’Acqua dell’Olmo e una quinta proveniente da Gagliole puntò sulle alture tra Braccano e Roti.

All’alba del 24 marzo, i tedeschi arrivarono a Braccano e catturarono Don Enrico Pocognoni.

Da qui inizia il suo doloroso calvario, fu preso a pugni e calci, il sacerdote capì che la sua ora era giunta, si raccolse in preghiera stringendo al corona del rosario,che un fascista gli strappò violentemente di mano buttandola a terra con disprezzo, mentre don Pocognoni si chinava per raccoglierla un altro fascista lo percosse duramente facendolo cadere a terra tramortito.

Si giunse presso la scuola elementare al sacerdote gli fu ordinato di togliersi le scarpe, lo spinsero lungo un campo dove fu raggiunto da una scarica di mitra che lo uccise. Aveva solo 32 anni, morì perdonando i suoi uccisori , il comando tedesco proibì i funerali. La salma del sacerdote rimase per due giorni nel campo.

Insieme a Don Enrico Pocognoni, furono uccisi:  Temistocle SabbatiniIvano Marinucci - Il somalo Thur Nur - Lucernoni Demade - Il somalo Raghè Mohamed